"Sono innamorato dei miei dipendenti..." quella frase avrebbe cambiato per sempre la mia vita...
Eravamo al matrimonio di un'amica, vagando alla ricerca di qualche volto conosciuto con cui trascorrere la serata, quando mia moglie riconobbe una sua compagna del liceo.
Allora non avevo ancora iniziato a lavorare per smussare i numerosi spigoli del mio carattere e mia moglie poverina faceva di tutto per evitare il rischio di farmi incontrare qualcuno che non mi andasse a genio, cosa che non avevo alcuno scrupolo a far notare immediatamente.
Mi strattonò con decisione in direzione di quella coppia che ai suoi occhi appariva come un'ancora di salvezza, mi presentò a loro e a sua volta la sua amica mi presentò il fidanzato, un giovanissimo imprenditore che aveva ereditato dal padre una cava di pietra.
Entrambi avevamo da poco superato i trent'anni ed entrammo subito in sintonia; anch'egli decisamente diretto, mi disse esplicitamente che non aveva voglia di parlare delle solite banalità, facendomi sentire subito a mio agio, affascinato dalla sicurezza e dall'orgoglio che traspariva quando parlava della sua azienda. Mi incuriosiva in particolare capire come, pur essendo giovane, riuscisse a gestire una quarantina di dipendenti senza impazzire, soprattutto perché in quel periodo io lavoravo da qualche anno nel piccolo studio dentistico di mio padre e il mio rapporto con la "vecchia guardia" era tutt'altro che idilliaco.
Mi sentivo molto in risonanza e mi aprii con lui, come non avevo ancora mai fatto con nessun'altro sull'argomento: ero davvero frustrato, perché mi rendevo conto che quanto più cercavo di impormi, tanto meno i dipendenti mi riconoscevano il rispetto per l'autorità che ero certo di meritare. Cercando la sua solidarietà di titolare di un'attività, mi lasciai andare a uno sfogo (che oggi mi trovo ad ascoltare spesso dai colleghi): "I miei dipendenti sono una croce quotidiana, sono disorganizzati e non mi posso fidare di delegare nulla... quando non si dimenticano dei compiti assegnati, non raggiungono comunque i risultati che otterrei se li facessi io...".
Mi guardava perplesso, rimase un po' in silenzio e quando mi rispose pensavo mi avrebbe dato ragione, unendosi alle mie lamentele; al contrario, mi disse una frase che non ho mai più dimenticato: "Io sono innamorato dei miei dipendenti, nel weekend non vedo l'ora che arrivi lunedì per entrare in ufficio e rivedere tutti, sono la mia famiglia e per me prendermi cura di loro è la più grande soddisfazione come imprenditore".
Rimasi mortificato, talmente imbarazzato che cambiai subito discorso, ma nella mia mente e forse ancor più nel mio spirito ormai qualcosa era cambiato: avevo intravisto un sogno e quello che a me sembrava irrealizzabile, allo stesso tempo mi affascinava con la forza di una visione potente quanto la sfida che rappresentava.
Un mio coetaneo riusciva a gestire oltre 40 persone in armonia, felici di andare al lavoro, anzi di più, ne veniva gratificato a livello personale prima ancora che lavorativo: avevo un obiettivo chiaro e anche se non avevo idea di come raggiungerlo, non avevo più la scusa di poterlo definire "irrealizzabile", perché qualcuno era lì in carne e ossa a dimostrarmi, con il suo sorriso sereno, che si può essere felici e grati per il proprio ambiente di lavoro.
Gli anni sono passati, il nostro team oggi conta oltre 50 persone e ciò che allora mi sembrava un'utopia è diventato realtà; la mia prima linea è con me dalla fondazione della clinica (alcune assistenti anche da prima), l'affetto che ci lega è qualcosa di così prezioso che è difficile descriverlo: sono felice e grato di essermi fidato della Provvidenza, che con quella frase mi ha chiamato a cambiare vita, a capire che prima di cambiare gli altri e la realtà che ci circonda, dobbiamo cambiare al nostro interno. Sono consapevole che la felicità sta in questo cammino, all'inizio faticoso, mai concluso e sempre esigente: mettersi al servizio del prossimo, abbandonare una visione di "potere" e abbracciare una leadership motivata da valori e ideali alti, che affascinano, coinvolgono e motivano a sacrificarsi.
Sono grato a chi mi ha affascinato allora e il mio sogno è poter essere a mia volta un catalizzatore che susciti quella reazione istintiva di chi si sente chiamato a qualcosa di più grande che misurare il proprio successo sull'aumento di fatturato e sulla crescita quantitativa della propria attività.
Ci siamo posti l'obiettivo ambizioso di essere un esempio di azienda che ama le persone e amata dalle persone, diffondere questo modello e aiutare coloro che lo condividono a realizzarlo, facendo tesoro della nostra esperienza pratica di un impegno decennale per raggiungere un obiettivo e... superarlo ampiamente!
Vuoi sapere anche tu come realizzare il tuo sogno di avere un team motivato, affiatato, che ti renda felice e orgoglioso ogni giorno che vai al lavoro? Segui gli articoli sul nostro blog 😉