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Come affrontare gli ostacoli: subire o reagire?
Sono le nostre scelte a fare la differenza fra la possibilità di successo e un fallimento annunciato: impariamo a riconoscere gli atteggiamenti favorevoli e ad abbandonare quelli dannosi 😉
L'emergenza sanitaria del Coronavirus Covid19 sta mettendo a dura prova i nervi di tutti: leggendo i post sui social degli operatori sanitari, tra i più esposti e sotto pressione, ci si rende conto di quanto la capacità di reazione agli eventi avversi e agli ostacoli possa essere determinante per la salute psicologica (e come dimostrano molti studi) addirittura fisica.
La sovracompensazione o egotrofia
Una reazione comune è quella di chi, di fronte alla paura e all'insicurezza data da situazioni sconosciute, si carica di energia e allontana il proprio disagio interiore evitando di fermarsi a riflettere.
L'adrenalina porta all'iperattività, da quella di chi non si concede neppure un minimo riposo fino a non poter più essere d'aiuto neppure a se stesso, a quella di chi più comodamente si fa portavoce di appelli, proclami, petizioni, raccolte fondi... tutto allo scopo di riempire il vuoto che si crea quando, posti di fronte all'ignoto, si riscoprono i propri limiti, la propria debolezza e l'impotenza della condizione umana.
Sembrerebbe una reazione positiva, ma raramente lo è, perché in realtà è espressione di un forte disagio e di una mancanza di equilibrio, che porta a autoproclamarsi "salvatori della patria", investiti della sacra vocazione a guidare gli altri, anzi spesso a diventare giudici e censori di tutti coloro che non si comportano con altrettanta "generosità".
È la sindrome di chi si trova proiettato alla ribalta, esaltato dall'essere protagonista e al centro dell'attenzione, di chi ha sempre sognato di poter essere un "eroe senza macchia e senza paura", ma in realtà slatentizza un complesso di inferiorità intollerabile per l'ego in una situazione di pericolo, che viene proiettata all'esterno nel "mostro da combattere", naturalmente radunando un esercito di consensi da parte persone altrettanto impaurite che non aspettano altro che essere chiamate a raccolta: si sa, l'unione fa la forza...

Le motivazioni di questo comportamento possono essere più che nobili e umanitarie, ma il risultato è che ci si spinge all'esasperazione, sentendosi giustificati a qualsiasi atto, anche aggressivo ed estremo, nei confronti del prossimo che, a parole, si vorrebbe tutelare. Non sono rari i casi in cui questa energia passionale, che nasce positiva e filantropica, diventa poi cieca forza distruttiva contro chiunque si azzardi a mettersi di traverso sulla loro strada, un po' come il toro che carica il mantello rosso del torero senza alcun vantaggio, anzi subendone danno (cosa che esacerba ancor più la sua furia).
Ecco che gli stessi che predicano #setivuoibenerestaacasa allo stesso tempo invocano ogni male su coloro che si rendono ai loro occhi colpevoli di comportamenti irresponsabili #possamoriredibruttamortechinonmiascolta
Un po' come i saggi che per salvare le ragazze della città di Salem dalle streghe, al minimo sospetto condannavano le stesse giovani ad atroci torture e morte.

La negazione o egolisi
La reazione opposta alla precedente comporta la negazione di un pericolo troppo angosciante da affrontare consciamente, tanto da arrivare a esporre se stessi (e spesso anche chi ci circonda) a danni irreparabili, nell'idea rassegnata che non ci sia nulla da fare e quindi tantovale "godersela" in barba a ogni più elementare norma di prudenza e autoconservazione.
Questa reazione irrazionale è universalmente deprecata, soprattutto da chi è in sovracompensazione o fase egotrofica, ma in fondo nasce dalla stessa identica causa: l'intollerabile peso di sentirsi inermi e impotenti verso una minaccia sconosciuta; come spesso accade, gli opposti si toccano e talvolta addirittura in una sorta di perverso circolo vizioso. Gli stessi che si adoperano per salvare altri, si espongono a gravi rischi, nell'estremo tentativo di esorcizzare la paura, in questo caso ancestrale, della malattia e della morte.
Ovvio che chi "sacrifica" se stesso nel tentativo di salvare altri è infinitamente più degno di ammirazione di chi incoscientemente si butta nel pericolo senza volersene rendere conto, un po' come la scena che descrive l'estinzione dei Dodo dell'Era Glaciale: non è molto diversa dalle centinaia di persone in coda negli impianti sciistici o in fuga da Milano alla stazione centrale o ancora accalcati nella metropolitana durante un'epidemia virale ad alta contagiosità...

La brutta notizia è che, indipendentemente dalle nobili o meno motivazioni, chi non affronta il pericolo senza eccessi, spesso ne paga care le conseguenze.
Il buonismo beota o incoscienza
Una reazione molto comune, soprattutto nel mondo occidentale moderno, è legata alla corrente del cosiddetto "pensiero positivo", per cui #andràtuttobene
Peccato che, se è certamente provato che una attitudine positiva sia in grado di innescare creatività e risorse preziose al fine di affrontare difficoltà, ostacoli e pericoli, è altrettanto evidente che non basta "convincersi" che tutto andrà bene, perché questo accada, ma occorre al contrario impegnarsi per prevenire eventuali danni a sè e agli altri, mettendo in campo tutte i talenti di cui disponiamo.
L'atteggiamento comune di chi tenta di esorcizzare la paura senza avere raggiunto un equilibrio e una serenità interiore che gli permettano di attivare un'energia di reazione positiva, è quello di rifugiarsi dietro la moderna forma di superstizione rituale comunitaria dei flashmob, quasi che le candele sui balconi o esporre bandiere cantando l'inno nazionale e applaudendosi tutti insieme possa risolvere la situazione.
In effetti, fin dagli albori dell'umanità, questi riti apotropaici, volti ad allontanare le energie negative e gli spiriti malefici, hanno un ruolo nel mantenere unita la comunità, quindi diciamo che "male non fanno", anzi possono avere la loro utilità sociale, ma poco possono fare per innescare una reazione costruttiva che prepari l'individuo a fronteggiare la situazione minimizzando i danni e, perché no, cogliendo le opportunità di crescita che ogni crisi porta con sè.

L'ottimismo realista o equilibrio
L'ultima — e sfortunatamente più rara — reazione è quella di chi, avendo sviluppato in tempi non soggetti a emergenza un equilibrio interiore, frutto di un lavoro di crescita personale costante e serio, considera la situazione soppesando l'entità reale del pericolo per sè, per chi lo circonda e per il mondo in cui vive, ricavandone preziose informazioni per evitare i pericoli, prevenire i danni e soprattutto impostare una serie di strategie di reazione e risposta, a seconda dell'evoluzione della crisi in atto.
Per quanto la situazione possa essere difficile e irta di ostacoli, un'attitudine ottimista riesce a cogliere le opportunità di sviluppo e crescita che si possono presentare: anche in caso di fallimento o danni irreparabili infatti, la capacità di "cadere in piedi" è tipica di chi ha saputo mantenere i nervi saldi, evitare qualsiasi eccesso e soprattutto rimanere in equilibrio.
Un interessante studio scientifico di Tedeschi/Calhoun/Cann sulla crescita post-traumatica (esattamente l'opposto della sindrome da stress post-traumatico, da cui hanno alta probabilità di essere affette tutte le categorie di persone prima descritte) dimostra come l'attitudine ottimistica con cui si affronta la situazione determini le possibilità di successo, anche in seguito a grandi ostacoli e gravi disgrazie, purché si mantenga la connessione con la realtà e i suoi limiti, senza che questa ci porti a voler a tutti i costi ignorare o sovracompensare i nostri limiti.
Innumerevoli studi dimostrano che non è la felicità a essere conseguenza del successo, ma è il successo a essere effetto della felicità.
Nei momenti difficili, quando gli ostacoli sembrano insormontabili, le persone ottimiste dimostrano maggiore adattabilità e creatività nel trovare soluzioni, soprattutto in situazioni che non si sono mai presentate prima; questa capacità è la chiave che offre la possibilità di superare con successo le crisi piccole e grandi che inevitabilmente costellano la vita di ciascuno.

Come sviluppare e impostare l'attitudine corretta?
Come abbiamo già spiegato, tanto più la situazione è stressante, tanto più sarà efficace la reazione di chi si è preparato con un quotidiano sforzo di crescita personale da lungo tempo.
Anche chi però non l'ha fatto, può mettere in atto alcuni semplici comportamenti per sviluppare e mettere in campo quanto più possibile un'attitudine ottimistica:
- ridimensionare i toni drammatici, allarmistici apocalittici di chi è mediaticamente presente come il prezzemolo: la storia insegna che l'umanità ha passato tante crisi, guerre, carestie, epidemie... e c'è addirittura chi ne ha tratto vantaggio! Senza essere cinici e opportunisti, evitare i menagrami e cantori di sventura è la prima regola per poter affrontare una crisi con successo: la vera epidemia da scansare come la peste è la tendenza dei media e di certi personaggi in cerca di visibilità a ingigantire il pericolo per far vedere che "loro fanno la differenza" in una situazione di emergenza
- evitare di cadere nell'errore opposto di minimizzare, cercando conferma in chi parla di complotti, informazioni taciute o nega addirittura i pericoli evidenti: questo avrebbe solo l'effetto di esporci inutilmente a rischi che si possono evitare; prudenza non significa panico, ma neppure incoscienza
- riflettere su quali scenari si potrebbero affacciare in futuro per se stessi e per le proprie attività: quali sono i nostri punti di forza su cui possiamo far leva per risollevarci? Ognuno di noi ha talenti ed energie, che se ben direzionati possono contribuire al successo, anche e talvolta soprattutto nei periodi di crisi
- cercare il contatto con persone di riferimento positive e ottimiste, sono rare, ma proprio per questo maggiormente preziose nei momenti di difficoltà: quando si vuole imparare qualcosa, occorre cercare chi dimostra in pratica di saperla padroneggiare, stando alla larga da chi ha l'atteggiamento opposto
In conclusione, un augurio sincero che questa e le future crisi che si presenteranno possano risolversi velocemente e nel migliore dei modi, ma che questo accada per noi ricordiamoci sempre dipende dall'attitudine e dalle conseguenti scelte che decideremo di attuare 💪🏻